Dalla storia personale a quella di un popolo, e ritorno. Il personale che si specchia nel generale e lo racconta, lo plasma, addirittura lo immagina, se l’occasione è quella opportuna. Figlio di un momento di ricerca di sé, del ruolo occupato nel mondo ma anche nella storia, “The Baddies Of Isandlwana” chiude un anno fruttuosissimo per Desire Marea attraverso tre nuove canzoni, tre aperture in un universo sonoro e narrativo in costante e inesorabile trasformazione. Informato dalla battaglia di Isandlwana, primo scontro importante della guerra anglo-zulu (tenutasi nel 1879) e scenario di una vittoria schiacciante da parte delle truppe del Regno Zulu, il breve Ep indaga non soltanto nei trascorsi del Sudafrica e delle sue genti, ma amplia lo sguardo verso l’eterno dilemma dell’identità, il ruolo che essa occupa nello spazio in cui viviamo. In una presa di consapevolezza del proprio carattere che guarda per estensione anche alle vite dei militari LGBTQ, Marea abbraccia il corposo sound jazz-rock che ha contraddistinto il trionfale “On The Romance Of Being” e lo innerva di ritmi ballabili, scansioni gqom e afrobeat che riallacciano il collegamento con Amandawe, la sua terra Natale.
In pochi brani si esplicita insomma un universo intero, che trae giovamento dagli stessi musicisti che hanno accompagnato l’artista nella creazione dell’ultimo album. Attraverso un’impostazione da band che abbraccia quasi una dimensione orchestrale, il sound di Marea si esalta in tutto il suo potere espressivo, tratta il pattern ritmico proprio dell’afrobeat con tutta la libertà e creatività del caso, dotandolo di interessanti stop’n’go melodici, vibranti inserti corali, forbite parentesi dal sapore prog (“The Only Way”). “If You Know”, opportunamente etichettata dallo stesso artista come orchestral-gqom, si spinge ancora oltre, gli ottoni e i bassi a rievocare la grandiosità dei primi Hercules And Love Affair, ma con un approccio ancor più perturbante, nervoso, figlio di un’attitudine drammatica che sfrutta la cupezza ritmica del gqom come supporto per una vibrante interpretazione vocale. Chiude “Tholakele” e sinuosi tratteggi jazz vengono ricalibrati alla luce di un raffinato gioco corale, in cui il carattere degli archi emerge sopraffino.
Non si definisca questo Ep come un completamento all’album, insomma. Lo si pensi piuttosto come uno sfavillante compagno, un raffinato gioco di prismi che amplifica il portato di uno stile indagato con grande perizia. Con la sua ricca cornice concettuale, il nuovo viaggio di Desire Marea ci porta nuovamente lontani.
24/11/2023